mercoledì 31 luglio 2013

SERATA IN ROSA

Stasera al Progetto Giovani!

Esercizi commerciali

Vi segnaliamo la seguente pagina tratta dal sito della Regione

Esercizi commerciali

Come gli esercizi commerciali possono aderire alle convenzioni finalizzate a fare sconti sull’acquisto di beni per i possessori di Carta famiglia.
Carta famiglia
La Regione ha emanato un Avviso pubblicoper l’adesione da parte degli esercizi commerciali di vendita al dettaglio presenti sul territorio della regione Friuli Venezia Giulia alle “convenzioni non onerose” finalizzate all’a ttivazione del beneficio destinato ai titolari della “Carta Famiglia” e consistente nell’a pplicazione di sconti sull’acquisto di beni alimentari e non alimentari. L'Avviso è pubblicato sul BUR n. 7 del 13 febbraio 2013.
Quali esercizi commerciali possono aderire all’iniziativa
Tutti gli esercizi commerciali di vendita al dettaglio, aventi qualsiasi forma giuridica, con sede legale in Friuli Venezia Giulia o che sul territorio regionale abbiano una sede operativa o un’unità di vendita dei prodotti rientranti nelle tipologie di cui all’allegato A specificato nell'Avviso.
Oggetto delle convenzioni
Beni alimentari: prodotti alimentari e bevande analcoliche
Beni non alimentari: - prodotti per la pulizia della casa 
- prodotti per l’igiene personale, esclusi prodotti di bellezza 
- articoli di cartoleria e di cancelleria 
- libri non scolastici e scolastici e altri sussidi didattici 
- medicinali, prodotti farmaceutici e sanitari, esclusi prodotti di bellezza 
- strumenti e apparecchi sanitari 
- abbigliamento e calzature
  
A questi beni verrà applicato uno sconto non inferiore al 5% sul prezzo di vendita.
Come aderire
Per compilare e inoltrare il modulo di adesione, gli esercizi commerciali interessati devono accedere a login FVG  utilizzando le credenziali in proprio possesso (consigliato utilizzare la modalità BASE) oppure effettuando una nuova registrazione.
attenzione: specificare sempre il settore merceologico cui appartiene l'esercizio commerciale.
Termini per l’adesione
Il periodo di raccolta delle adesioni va dal 20 febbraio 2013 al 31 dicembre 2013.
Pubblicizzazione delle adesioni
Tutti gli esercizi commerciali che aderiranno all’iniziativa verranno inseriti in un elenco della durata annuale, che verrà aggiornato mensilmente e pubblicato sul sito web della Regione e saranno tenuti a rendere pubblica l’adesione mediante esposizione nel punto vendita del relativo materiale pubblicitario.
Rispetto della normativa sulla privacy
Ogni utilizzo dei dati dei titolari di Carta famiglia da parte degli esercizi commerciali aderenti all'iniziativa sarà soggetto alla normativa sulla privacy e dovrà essere autorizzato dai titolari stessi previa sottoscrizione di apposita informativa.

mercoledì 24 luglio 2013

Aggiornamenti in materia di politiche di conciliazione e di sostegno alla genitorialità

Vi segnaliamo il seguente post tratto da 'Conciliazione Plurale'

Aggiornamenti in materia di

 politiche di conciliazione e 

di sostegno alla genitorialità

di Anna Omodei & Laura Papetti


A maggio 2012 abbiamo pubblicato un post dal titolo “Verso quali politiche di conciliazione? Uno sguardo alla situazione italiana” con l’obiettivo di offrire una panoramica della situazione italiana in materia di politiche di conciliazione. Abbiamo considerato le proposte dell’allora Ministra del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero collegate alla riforma del lavoro e il piano pensato dall’ex Ministro Andrea Riccardi per favorire e migliorare la conciliazione famiglia-lavoro.
Nello specifico, le proposte di Riccardi sono state inserite nel Piano Nazionale per la Famiglia (sezione “Tempi di cura” approvato il 7 giugno 2012 dal Consiglio dei Ministri (per approfondire Gatti, Omodei e Papetti, Pari opportunità e conciliazione nel nuovo Piano Nazionale per la Famiglia).
Per quanto riguarda, invece, la Riforma del Lavoro questa è stata approvata definitivamente dal Parlamento italiano nel giugno 2012 (Legge n. 92 del 28 giugno 2012 “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”).
Leggendo l’articolo 4 (commi 24, 25 e 26) della riforma del lavoro, troviamo i riferimenti al tema della conciliazione: “al fine di sostenere la genitorialità, promuovendo una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all’interno della coppia e per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Per rispondere a questi obiettivi sono state attivate due sperimentazioni per il triennio 2013-2015 (i cui benefici vanno ad aggiungersi ai diritti derivanti dalle precedenti nome: Legge 53/2000, Testo Unico 151/2001):
  1. Il congedo di paternità obbligatorio di 1 giorno e il congedo di paternità facoltativo di due giorni, quest’ultimo da sottrarre al periodo di astensione obbligatoria spettante alla madre e previo accordo con essa per il padre lavoratore dipendente. Per i giorni di astensione, utilizzabili entro il quinto mese del bambino, il padre riceverà un’indennità giornaliera, a carico dell’INPS, pari al 100% della retribuzione.
  2. Possibilità per la madre (lavoratrici dipendenti o iscritte alla gestione separata) dimonetizzare il congedo parentale attraverso la richiesta di voucher al termine del congedo di maternità obbligatorio e negli 11 mesi successivi. Con i buoni lavoro sarà possibile acquistare servizi di baby-sitting o ricevere un contributo per i servizi all’infanzia, pubblici o privati, rinunciando però al congedo parentale (o a una sua parte).
I criteri di accesso e le modalità di utilizzo delle misure sperimentali sono state precisate nelDecreto interministeriale 22 dicembre 2012 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze e successivamente, per quanto riguarda il congedo di paternità, dalla Circolare INPS n°40 del 14 marzo 2013.
Ad esempio agli art. 4, 5 e 6 del D.M 22 dicembre 2012 si definiscono le modalità di accesso per la lavoratrice madre al contributo per l’acquisto dei servizi all’infanzia, in sostituzione del congedo parentale (o di una parte di questo) per un periodo massimo di 6 mesi (3 mesi, invece, per le lavoratrici iscritte alla gestione separata dell’INPS). Il numero e l’importo dei voucher, pari a 300 euro mensili (al netto delle ritenute), terrà conto dell’ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) del nucleo familiare di appartenenza (Art. 5) poiché i fondi stanziati per finanziare queste azioni sperimentali sono limitati e ammontano a 20 milioni di euro per ogni annualità (art.10).
Come abbiamo avuto già modo di dire in nostri precedenti contributi sul tema, ci sembra che le misure adottate, seppur di buon auspicio per il futuro, siano ancora poco incisive per avvicinare la situazione italiana ai paesi europei più virtuosi. Le misure adottate da questi paesi (in particolare dai Paesi scandinavi e dalla Francia), con un tasso di natalità e di occupazione femminile nettamente superiori, agiscono su più fronti (Valentini C., 2012):
  • prediligono la diffusione di lavori sicuri e ben retribuiti;
  • rafforzano il congedo di maternità pagato al 100% dello stipendio e introducono il congedo di paternità obbligatorio (nell’ordine di settimane);
  • portano il congedo parentale pagato a circa il 70% dello stipendio;
  • introducono contributi economici una tantum nei primi anni di vita del bambino, insieme a ad agevolazioni fiscali;
  • consolidano l’offerta di servizi alle famiglie;
  • fanno della condivisione della genitorialità un punto di forza.
Si potrebbe obiettare che i paesi citati hanno alla spalle percorsi storico-culturali troppo diversi dai nostri.
Un valido esempio, raccolto da Chiara Valentini nel libro “O i figli o il lavoro” (2012, p. 176-177), è rappresentato della Germania. In questa nazione persistono pregiudizi nei confronti delle madri che rientrano al lavoro dopo la nascita di un figlio tanto da guadagnare l’epiteto di ‘madri corvo’, madri che abbandonano il nido con i piccoli. Nonostante un terreno culturale non favorevole, la Germania in pochi anni è riuscita a fare dei passi avanti contrastando il calo delle nascite e la bassa percentuale di occupazione femminile. Le misure adottate dal governo hanno triplicato l’offerta di asili nido, rafforzato la retribuzione del congedo parentale, incentivandone l’utilizzo da parte dei padri (nel primo anno di vita del bambino il genitore, padre o madre che sia, che prenda il congedo riceve il 70% della retribuzione). Se anche l’altro genitore vuole partecipare alla cura del bambino il congedo arriva fino a 14 mesi. Quindi se il padre non lo richiede la coppia perde due mesi d’indennità.

Sindache d’Italia: tra ruolo istituzionale e conciliazione

Vi segnaliamo il seguente articolo tratto da 'Conciliazione Plurale'


Sindache d’Italia: tra ruolo 

istituzionale e conciliazione

di Laura Papetti

Il portale Comuniverso.it (iniziativa promossa da Ancitel – La rete dei Comuni italiani) sotto la voce “Sindaci d’Italia” riporta un’interessante sezione dedicata alle donne che ricoprono la carica di Sindaco.Nell’area “Le donne Sindaco” si trova un elenco puntuale di tutte le Sindache in carica. Si precisa il nominativo, il comune amministrato, il numero di abitanti e la data di nomina.Nell’area “Dati dei comuni con donne Sindaco” si trovano invece informazioni e dati interessanti.
Eccone un esempio: i Comuni italiani amministrati da una donna sono 940 (l’11,61% dei comuni italiani), il 7,6% della popolazione italiana.
La maggior parte dei Comuni amministrati da donne sono di piccole dimensioni: il 48,19% amministra, infatti, un Comune con meno di 2.000 abitanti.
Nell’area “Graduatorie province per donne Sindaco” si trova, invece, il totale dei Comuni presenti per singola provincia italiana e il numero di questi enti che ha a capo un sindaco donna.
Queste le tre province italiane con la percentuale più alta di Comuni amministrati da donne:
  • Gorizia, 8 donne su 25 Sindaci (il 32%);
  • Prato, 2 donne su 7 Sindaci (il 28,57%);
  • Ferrara, 7 donne su 26 Sindaci (il 26,92%).
La prima provincia lombarda che troviamo in graduatoria è Brescia con 41 donne su 206 Sindaci (il 19,90%).
Nelle prime dieci posizioni dominano le province dell’Emilia Romagna, regione italiana con più donne prime cittadine.
Questi dati mettono in rilievo una disparità di genere in termini di rappresentanza. Sarebbe interessante capire che cosa abbia portato queste donne a candidarsi, quanto incida la questione della doppia presenza (in alcuni casi può diventare persino una tripla presenza: famiglia, lavoro e impegno istituzionale-politico) nella scelta di candidarsi, considerando che i tempi della politica si caratterizzano principalmente come tempi maschili (riunioni serali e spesso fino a notte fonda).
Sarebbe ancora più interessante sapere quante donne non si candidano a questo ruolo per problemi di conciliazione.
Inoltre ci si potrebbe chiedere se il nostro paese, davanti ad eguale competenza, è ancora portato a scegliere un uomo come candidato a primo cittadino, retaggio di una cultura che vede ancora il genere maschile come quello più adatto a ricoprire ruoli di rappresentanza, responsabilità e potere.

mercoledì 17 luglio 2013

LA FIGURA DI PIETRO TRA RELIGIOSITA', ARTE E CULTURA



Vi segnaliamo l'iniziativa :
CISL, DONNE E SOCIETA', PARROCCHIA, in collaborazione con il Comune di Casarsa, 
organizzano la visita alla MOSTRA DI ILLEGIO "IL CAMMINO DI PIETRO" per il giorno 7 settembre 2013, con due incontri preparatori sul tema il 19 e il 26 agosto, presso Ridotto del Teatro Pasolini a Casarsa della Delizia, alle 20.45.